Articolo sull’Infertilità

Posto un articolo scritto da me sull’infertilità che si può estendere a numerosi altri campi. Lo scritto verrà pubblicato su tre riviste del settore in Italia.

Di seguito lo trovate in forma integrale.

Introduzione

Il tema dell’infertilità rappresenta un problema sempre più sentito all’interno della società con sempre maggiori coppie coinvolte.  La finalità del lavoro proposto è sensibilizzare coloro che si imbattono in tali problematiche della possibilità di un approccio differente da quello classico, incentrato su farmaci ed in genere sul “ bombardamento ormonale”,  di un approccio che parte dai sintomi per svelare i contenuti comunicativi degli stessi in un processo di crescita personale e di espansione di coscienza. Il sintomo viene, quindi, interpretato come un alleato che indica la via da seguire per comprendere quelle parti della persona incapsulate in zone remote dell’inconscio partendo semplicemente dall’ascoltare la comunicazione che arriva dallo stesso. Vi è infatti, ad esempio, una grande differenza nel messaggio che arriva da un problema di endometriosi piuttosto che da problema di ovaio policistico.  Lo strumento principale che si utilizza per entrare in contatto e in ascolto con sé stessi è la mindfulness, tecnica in grado di operare sulla consapevolezza dei nostri aspetti fisici, energetici, mentali, emotivi e spirituali.                                             Nella relazione si partirà quindi dai sintomi che sono spesso causa di infertilità, si passerà ai contenuti sottostanti e arriverà al metodo che permette di attuare il percorso.

Il livello primario: i sintomi

Le cause dell’infertilità derivano per un fattore femminile per il 32% dei casi, per un fattore maschile analogamente il 32%, per il 17% coinvolgono entrambi e per il 19% è clinicamente inspiegata.

Per quanto riguarda le criticità femminili ci si concentra su patologie tubariche, su problemi ovulatori, endometriosi e problemi uterini.

In primis dobbiamo considerare danni strutturali e funzionale ad una o ad entrambe le tube di Falloppio che  rendono  difficile allo spermatozoo fecondare la cellula uovo o consentire all’embrione di viaggiare verso l’utero.  Le cause si possono ricondurre ad una patologia di endometriosi oppure ad una infiammazione e  cicatrizzazione di interventi chirurgici a livello pelvico e addominale (rimozione appendice infanzia) oppure ancora ad una precedente PID (Malattia Infiammatoria Pelvica).

La malattia Endometriosi è la presenza di endometrio e stroma di endometrio al di fuori della cavità uterina in altre zone del corpo femminile, normalmente nella pelvi.  Le stime correnti indicano  il numero di donne con endometriosi è vicino al 10% di donne in età riproduttiva; approssimativamente dal 30 al 40% di queste è infertile.

Le malattie infiammatorie pelviche sono   gravi  infiammazioni che si verifica quando le infezioni, vaginali e cervicali, si diffondono nell’utero, nelle tube di Falloppio, nelle ovaie e nei tessuti circostanti con possibilità di degenerazione.  Le infezioni più comuni sono a trasmissione sessuale ( STD ) ed è utile ricordare la Clamidia, la Gonorrea, la Sifilide e il Mughetto.  I batteri hanno accesso al tratto riproduttivo superiore e possono causare la cicatrizzazione permanente del rivestimento interno delle tube; se le tube sono danneggiate le possibilità di restare incinta diminuiscono  e il rischio di una gravidanza ectopica aumenta. Si interviene in genere con operazioni chirurgiche.

Altro fattore principale femminile è legato a problemi di ovulazione. Le ragioni più frequenti sono legate al PCOS o sindrome dell’ovaio policistico (75% dei casi): in questa patologia in genere vengono prodotti molti follicoli contenenti cellule uovo nelle ovaie, ma per motivi ormonali sono incapaci di rilasciare gli ovociti in modo regolare. Ciò comporta la formazione di follicoli d’uovo vuoti sull’ovaio, chiamati cisti. In genere le donne con PCOS hanno 10 o più follicoli vuoti, da cui il nome di ovaio policistico.

In ultimo  abbiamo  criticità legate a d una riserva ovarica ridotta a causa di età avanzata (Oltre i 40 anni abbiamo solo 5% per ciclo mestruale di possibilità di gravidanza) e problemi di  POF ( disfunzione ovarica primaria) meglio nota come menopausa prematura consistente essenzialmente nell’entrata in menopausa prima dei 35 anni di età ( dall’1 al 4 % delle donne).

Si ricorda anche come siano gli squilibri ormonali le  ragioni più frequenti di disfunzioni dell’ovulazione  che coinvolgono le ghiandole primarie ( ipotalamo, pituitaria e tiroide)

Per quanto riguarda l’universo maschile risulta imprescindibile partire dal numero degli spermatozoi prodotti  che si è ridotto del 53% negli ultimi 50 anni nel mondo occidentale  e di come siano peggiorate  anche   qualità e motilità dello sperma.  Appaiono fondamentali variabili quali lo stress, l’alimentazione, l’assunzione di alcol e il fumo  e su questo ci si applica inizialmente modificando gli aspetti disadattavi e inserendo modalità più sane. In alcuni casi è sufficiente concentrarsi su questo per ottenere i risultati sperati.

Il sintomo, invece,   per eccellenza causa di infertilità maschile è il varicocele ovvero una dilatazione delle vene del testicolo, o più precisamente del principale circolo venoso del testicolo (la vena gonadica) che determina una alterazione circolatoria locale,  conseguentemente  un danno al testicolo  e un’anomalia della regolazione della temperatura negli stessi testicoli.

 

Il livello secondario:  le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) e le ripercussioni psicologiche

Comprendono tutti i metodi in cui si ricorre all’intervento medico per concepire un bambino.

In genere le coppie con problemi di infertilità iniziano il loro iter/calvario con l’assunzione da parte della donna di farmaci ( Clomid, Metmorfin, Parlodel, ecc) che agiscono sui livelli di estrogeno inducendo la stimolazione dell’induzione dell’ovulazione. Si tratta della prima cura ( per PCOS  e squilibri ormonali, riserva ovarica ridotta) è la finalità è di aumentare le possibilità di fecondazione attraverso la produzione di un maggior numero di uova. Nel momento in cui la strategia non porta ai risultati sperati si passa all’inseminazione intrauterina ,comunemente detta inseminazione artificiale (  per infertilità inspiegata, endometriosi, qualità lievemente ridotta degli spermatozoi) e consiste nell’inserimento dello spermatozoo nell’utero della donna durante l’ovulazione affinché fecondi la cellula uovo. Qual ora la tecnica non abbia successo si passa alla fecondazione in vitro consistente nella fecondazione delle uova della donna fuori dal suo corpo, in laboratorio, e nel reinserimento successivo degli embrioni nell’utero (per patologia tubarica, ma anche per spermatozoi subottimali, disfunzioni ovulatorie, endometriosi, inferilità inspiegata).

Tale procedura viene molto sottovalutata nelle cliniche specializzate poiché prevede un carico fisico e psicologico considerevole e necessiterebbe di un’adeguata preparazione. L’osservazione diretta mostra coppie spesso stanche e sfinite per le traversie subite e per l’alterazione del comportamento dovuto all’assunzione di quantità elevate di ormoni da parte delle donne con conseguenti  forti oscillazioni del tono dell’umore.

Il supporto psicologico alla coppia appare del tutto opportuno poiché un rischio effettivo e’ la rottura del rapporto a causa di una sessualità che ha perso di spontaneità e del piacere fine a sé stesso e si è ridotta alla mera  funzione procreativa e anche a causa di quella che può essere definita come una tensione premestruale continuativa ma decisamente più forte a causa del bombardamento ormonale.  In molti situazioni l’uomo fugge e la coppia si sfalda.

Nella prassi clinica classica, in caso di fallimento dell’IVF  si passa a tecniche di micromanipolazione come l’ ICSI:  Iniezione intracitoplasmatica degli spermatozoi ma per quello che riguarda la nostra esposizione attuale non cambiano la prospettiva.

 

 Il terzo livello: le reazioni psicologiche all’infertilità

Le coppie infertili, in genere, vivono la loro condizione come un destino del quale non riescono a comprendere il significato perché il loro progetto di vita subisce un capovolgimento e sembra loro che il senso di continuità dell’esistenza giunga ad un’interruzione. Vi è disagio per un corpo che non risponde più ai propri desideri e alle proprie aspettative, con la percezione che non sia più possibile realizzare quello che viene considerato come il più importante scopo di vita. Tutto quanto si traduce in un profondo senso di impotenza e inferiorità, con vissuti di colpa e/o colpevolizzazioni che, indipendentemente dal contenuto e dalla persona verso cui sono diretti (se stessi o gli altri), impediscono di vivere in modo creativo altri aspetti della vita, condizionando quindi la persona anche in ambiti apparentemente non connessi.

La quotidianità di queste coppie è spesso caratterizzata da tristezza e rabbia: la coppia infertile sperimenta un’esperienza di lutto per un corpo che rimane “vuoto”, per un bambino che rimane “immaginario”, per qualcosa che non è un’entità reale, ma un bambino immaginario. Questa particolare condizione di lutto e i sentimenti negativi faticano a essere condivisi e spesso non vengono compresi dagli altri, con la conseguenza di un graduale isolamento da amici, conoscenti e familiari. La rabbia provata può essere accompagnata da forti sentimenti di invidia verso le coppie con figli e verso la relativa facilità con cui queste coppie riescono a concepire, alimentando ulteriormente il progressivo ritiro dalla sfera sociale, sia per la difficoltà nel riuscire a gioire dell’altrui felicità sia per non dover “giustificare” la ragione della loro non ancora avvenuta genitorialità.

Il desiderio di avere un figlio può arrivare ad assumere un ruolo dominante della vita di una donna, con il conseguente pericolo di giungere a una condizione psicologicamente opprimente, la “sindrome da desiderio di figli” (Auhagen-Stephanos, 1993).

L’identità maschile, invece, tende a essere strutturata attorno alla confusione tra potenza procreativa e potenza sessuale. Nell’uomo, la fertilità, la virilità, la forza e la vitalità sono spesso riconosciute dalla società attraverso la generazione di un figlio, per cui la capacità di fecondare una donna può fungere da conferma della propria virilità.

L’uomo infertile prova, dunque, un acuto senso di vergogna per il suo problema e, proprio perché la virilità è spesso confusa con la potenza, può accadere che dopo la scoperta dell’infertilità maschile segua un periodo di impotenza e timori di non essere un buon marito e di non essere in grado di sostenere la propria compagna. Tende inoltre a essere restio nel ricercare un appoggio esterno di fronte al problema dell’infertilità, evitando quindi un supporto di origine sociale, proprio per il bisogno di confermare il proprio ruolo di membro supportante della coppia.

In ultimo si osserva come La letteratura scientifica ha rilevato nelle donne infertili, rispetto a quelle fertili, un’incidenza, pari al doppio, di sintomi depressivi, facendo luce sulla stretta relazione fra stress, sintomi depressivi, ansia e impossibilità di concepire (Cwikel, Gidron, Sheiner, 2004; Domar, Zuttermeischer, Seibel et al., 1992; Golombok, 1992; Greil, 1997).

 

Quarto livello: il quadro teorico del modello di cura proposto

Per comprendere il modello psicoterapeutico proposto si deve fare riferimento a quella che Jung definì Ombra ovvero a  quella parte nella quale viene nascosto tutto il negativo:  l’Ombra diventa il crogiuolo di tutti i sentimenti umani che generano senso di colpa, vergogna, dolore, perversione e quant’altro il Super-Io possa ritenere degno di essere giudicato ed escluso. Carl Gustav Jung relega l’Ombra alla dimensione inconscia, perché solo se alienata dalla coscienza dà all’uomo la sensazione di una qualche integrità morale e salvaguarda la pulizia dell’Io. Per conoscere realmente chi si è, dice Jung, bisogna partire dal riconoscere che in sé esiste anche l’Ombra e che tutta l’oscurità che noi riconosciamo intorno a noi, in realtà, vive innanzitutto dentro di noi.  Le difese psichiche agiscono per confinare tutta questa parte nei cassetti più profondi dell’inconscio per mantenere un equilibrio e una presunta stabilità. Nel modello jungiano attraverso il processo di individuazione si mira a riportare a coscienza ed a integrare l’Ombra attraverso il processo psicoanalitico. Solo così una persona si può definire totale.

Il lavoro che propongo ha come fondamento il fatto che il sintomo sia una parte dell’Ombra che vuole essere riconosciuta da parte della coscienza e che attraverso il teatro del corpo voglia rappresentare un contenuto, una comunicazione che chiede di essere svelata, integrata e riconosciuta. In una prospettiva evolutiva, il sintomo indica la strada per portare alla luce quelle parti pronte ad essere accettate e che per questo si sono “incarnate nel corpo”.  Ecco allora la grande differenza tra un’ endometriosi ovvero ad un materno che si estende e che non riesce a stare nei confini rispetto ad un ovaio policistico che ci riporta come in un ‘equazione ad una simbiosi della donna con la madre. L’interpretazione ovviamente presuppone una conoscenza della storia biografica della persona, dei sintomi, degli archetipi che per quanto riguarda l’infertilità riguardano il maschile e il femminile con i loro principi primi alle spalle, quello di movimento o yang per i primi e quello di quiete o yin per le seconde. Serve una conoscenza della mitologia e  dei simboli poiché il sintomo rappresenta nel corpo simbolicamente il proprio messaggio e soprattutto si necessità di restare a contatto con il corpo, di imparare ad ascoltare ed ad ascoltarsi nel profondo.

 

Quinto livello

Lo strumento principe per compiere quanto appena descritto è la midfulness: Il termine è la traduzione in inglese della parola “Sati” in lingua Pali, che significa “attenzione consapevole” o “attenzione nuda”.

L’idiogramma cinese per “mindfulness” è “nian” (念) che è la combinazione di due caratteri diversi, ognuno dei quali ha il suo significato. La parte superiore dell’idiogramma significa “adesso”, mentre la parte inferiore significa “cuore” o “mente”. Letteralmente l’idiogramma completo indica l’atto di vivere il momento presente con il cuore.

Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn il primo divulgatore di tale tecnica , Mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”.

Si tratta cioè di dirigere volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, momento per momento, ascoltando più accuratamente la propria esperienza, e osservandola per quello che è, senza valutarla o criticarla.

Tale tecnica inserita nel processo psicoterapeutico crea i presupposti per svelare i contenuti dei messaggi dei sintomi che una volta portati alla coscienza cessano il loro compito e tendenzialmente sono pronti a perdere di intensità e in molti casi a scomparire.

 

Conclusione

Nell’universo dell’infertilità l’esperienza quotidiana dimostra che un opera come quella proposta aiuta in modo pragmatico a raggiungere l’ obiettivo in un percorso evolutivo, di crescita e di espansione di coscienza.

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