Pubblico un racconto scritto da me prima dell’estate dal titolo:
” Senex saluta Dio”.
Buongiorno! Buongiorno, ha dormito bene? S. non riuscì a capire dove si trovava ed a poco a poco una nebbia si diradava dai suoi occhi in modo tale da percepire una visione angelica che gli si avvicinava per accarezzarlo. S. aveva una lucidità strana, una presenza reale, pensieri veloci e brillanti tanto che pensò di essere morto, forse in paradiso. Ruotò gli occhi e con sorpresa vide il suo comodino, il comodino dell’ospizio che lo riportò alla terribile realtà. Sul ripiano , in bella mostra, la foto della cara moglie e una serie di ricordi legati alla propria Ombra, al modo in cui mai la amò totalmente in mezzo secolo, alla superficialità e all’egoismo che connotarono il rapporto e si sentì sprofondare all’inferno. Vide la fotografia attigua, loro due ad una sagra di paese, i capelli corvini freschi di piega di lei, il cappello di lui e la sensazione di un abisso sotto i loro i piedi.
Volse lo sguardo e osservò il suo corpo, rimase basito, da anni la malattia gli aveva tolto la memoria e il pensiero e ora tutto era tornato a mostrare il dramma. Forse era all’inferno, lo era sempre stato e il diavolo era lui, S.. Una vita buttata in cose inutili, nella paura e nel conformismo. Percepiva lo stomaco chiudersi sempre più, dolore fisico e disperazione dell’anima. Il comodino rifletteva la propria realtà interna; un portafotografie col vetro rotto per tutte le volte finito a terra, un alberello di Natale fuori stagione con gli addobbi sdruciti, le bottigliette d’acqua per la sete che non aveva, un giornale di gossip, gli occhiali con una stanghetta rotta che comunque con indossava, per non dimenticarli, un pacchetto di fazzoletti, una montagna di caramelle per ingannare il tempo nelle lunghe notti piene di fantasmi, un’immaginetta sacra con i lembi strappati. A questo si era ridotto in attesa di volgere a miglior vita. Ruotò gli occhi in avanti e vide persone sofferenti, annusò odori sgradevoli, udì urla e si percepì in un girone dantesco.
S. era per la prima volta sveglio, coglieva la realtà, presente e passato si fondevano in modo perfetto, nessuna divisione; percepiva molto dolore.
Rimase presente, attento come mai prima di quel momento, gli occhi attirati da una strana e assai bella luce violetta che ondeggiava sulla visione del risveglio. Lentamente il dolore diminuì, percepiva ora calore nel corpo, l’attenzione sempre massima, ma le palpebre scendevano e la luce violetta di colei che lo svegliava lasciava spazio ad un raggio luminoso forte che lo avvolse completamente. La pace assoluta, il ritorno a casa, estasi.
S. salutò Dio, a cuore aperto espose tutte le piccolezze vissute, il piccolo uomo che era stato, le paure, gli attaccamenti e Dio rispose solo ed esclusivamente con carezze. S, figliol prodigo tornato alla casa del Padre che per festeggiare uccise il vitello grasso. Fu un’interazione lunga e appassionata ed S. capì con chiarezza tutta la sua vita e le esperienze fatte; le Carezze avevano lenito come un balsamo ogni ferita, ogni dubbio, ogni dualismo. Tutto era perfetto.
La sensazioni permanevano indistintamente e le palpebre lentamente si alzavano, ruotò gli occhi verso il comodino, bello come mai prima, radioso, chiamò a sé la giovane donna vestita di bianco dalla luce violetta concentrata nel suo lavoro e le spiegò di aver salutato Dio. Costei lo ascoltò attentamente e alla conclusione gli diede un bacio al centro della fronte. S. riconobbe subito il bacio. Era Dio.